E’ un insieme orchestrato di pezzi teatrali scritti da Stefano Benni, alcuni sotto forma di monologhi, altri per più attori. “Dr. Divago”, “Volano”, “Amour Monet”, “La canzone dell’amor rifatto”, “Mademoiselle Lycanthrope”, “La Topastra”, “Sherlock Barman” concorrono insieme a dare un saggio esaustivo del teatro ironico e sferzante di questo autore contemporaneo, che con la sua prolifica produzione letteraria non smette di essere una delle voci più critiche sulla società e le contraddizioni del nostro tempo.
Dr. DIVAGO Un uomo sta per compiere l’ultimo gesto: il suicidio per l’amore perduto. Ha perduto l’amore a causa di una brutta abitudine, un vizio, una stupidaggine: il divagare… Egli non riesce mai a cogliere l’attimo, i pensieri sono sempre altrove, anche nei momenti più intensi della vita si perde in elucubrazioni, in fastidiosi giochi di parole…Per timidezza? Confusione? Spirito viaggiatore? Neanche nell’ultimo estremo tentativo riesce a dimostrare alla sua donna la propria grandezza; la morte, da lui stesso cercata, lo coglie distratto: conclusione di una vita passata a divagare.
MADEMOISELLE LYCANTHROPE
Tre donne-licantropo raccontano la loro storia e ci invitano a metterci nei loro panni, per farci capire che anche l’essere più reietto e terrificante può nascondere un cuore e dei sentimenti come noi. Tre personaggi, accomunati dallo stesso segreto, ci parlano con leggerezza e ironia della diversità, per raccontarci la realtà vista dalla parte di chi, per motivi diversi, è relegato ai margini della società. Sopravviveremo alla corte di una licantropa o licantropi ci scopriremo tutti, nostro mal grado?
VOLANO
Benni fotografa la realtà e ce la restituisce sotto forma di poesia. E’ la storia surreale e poetica di un anziano abbandonato davanti a un televisore. I suoi pensieri e la sua solitudine lo uniranno a tanti altri uomini, donne, anziani e bambini, in un volo metaforico, leggero e fantastico sopra la città e sopra quelli che, attori di un mondo affannato e indifferente, lasciano che una scatola vuota e i suoi virtuali personaggi “di gomma” si sostituiscano ai rapporti umani.
LA CANZONE DELL’AMOR RIFATTO
E’ il delirio amoroso (sottoforma di canzone poetica) di due “giovani” “rifattoni”, ossessionati dal passare inesorabile del tempo; un duetto esageratamente kitsch per sottolineare quanto arrivi ad essere ridicolo chi non è capace di accettarsi e vivere ogni età della vita per quello che di buono porta con sé.
LA TOPASTRA
La Topastra rappresenta il mondo visto con gli occhi di un topo e stravolge i nostri canoni e le nostre convinzioni. E’ una bellissima alternativa ai topolini disneyani, questa topastra tozza e maleodorante che, con orgoglio animale, affronta i prevenuti bottegai del mercato, e rivendica per la propria specie il diritto a esistere e a essere trattati con rispetto. Le città brulicano di pattume e sporcizia, i fiumi ribolliscono di detersivi, i cibi che si comprano nei supermercati, templi del consumismo, sono insani e – ogni tanto – pure scaduti. Insomma gli uomini provano orrore verso i topi, ma in realtà li usano come capro espiatorio delle loro malefatte: sono gli stili di vita e le abitudini degli umani che stanno irreversibilmente rendendo il mondo “di sopra” sudicio e repellente quanto quello sotterraneo.
FRATELLO BANCOMAT
Mentre ci aspettiamo un nuovo capitolo nella saga del rapporto tra uomo e tecnologia e i suoi aspetti disumanizzanti, in questo caso accade qualcosa di inaspettato. Lo sportello bancario di prelievo automatico diventa umano e solidale con Piero, sfortunato protagonista della vicenda, che senza un soldo nel conto corrente cerca di farsi dare ugualmente del denaro. Scivoliamo in un mondo in cui la distinzione non è tra macchina e individuo ma fra individui onesti e disonesti. Il bancomat smette i panni dell’oggettività, dell’imparzialità e assume quelli di colui che riporta l’equità in una società in cui i furbi si accaniscono contro gli individui onesti; moderno Robin Hood che tutto conosce del disperato uomo. Piero viene risarcito di tante sconfitte da un dio tecnologico che, contrariamente a quanto si è sempre pensato, ha un’anima.
SHERLOCK BARMAN
Una tragedia da bar che ci mette in guardia dagli scherzi del destino. In una notte di pioggia, un uomo disperato entra in un bar e confida al barista le sue pene d’amore. Non sa però di avere di fronte un aspirante Sherlock Holmes, saccente fino all’indisponenza. Il barman infatti conosce già tutta la sua vicenda: che una donna lo ha lasciato, il nome di lei, il mestiere dell’uomo con cui se ne è andata, tutto fin nei minimi particolari; e sa anche che tra poco proprio quella “lei” varcherà la soglia di quel bar… Intuito, stregoneria, vaticinio? Una sola cosa non sa prevedere il nostro barman investigatore: il finale della storia.
PREMI
“Sherlock barman” e “La topastra” hanno vinto il primo premio della giuria tecnica rispettivamente alla I e VI edizione del Festival regionale di corti teatrali della UILT Veneto.






