I Monologhi si sviluppano intorno agli argomenti naturalmente associati alla vagina (sesso, mestruazioni, parto) come a quelli, dolorosi e scottanti, dell’attualità (violenze, pulizia etnica). Ma cercano anche di dare una risposta a domande più fantasiose: “Se la tua vagina parlasse, cosa direbbe?”; oppure: “Se la tua vagina si vestisse, cosa indosserebbe?”.
Eve Ensler scrisse la prima bozza dei Monologhi nel 1996, dopo aver intervistato duecento donne sulle loro idee sul sesso, relazioni, e violenza contro le donne. Le interviste cominciarono come conversazioni casuali con amici della Ensler, ed in seguito giunsero a comprendere anche racconti di terze persone.
Ensler ha dichiarato che il suo interesse per le vagine cominciò “crescendo in una società violenta”. “L’emancipazione delle donne è profondamente connessa alla loro sessualità” e “io sono ossessionata dall’idea di donne violate e stuprate, e dall’incesto. Tutte queste cose sono profondamente legate alle nostre vagine”.
Ensler considera la vagina come uno strumento di emancipazione, attraverso il quale le donne possono ottenere una completa femminilità e sviluppare la propria individualità.
L’autrice dichiara inoltre che nel 1998 il significato dell’opera cambiò e, da celebrazione delle vagine e della femminilità, divenne la nascita di un movimento contro la violenza sulle donne.

Collaborazione alla messa in scena: Michele Firpo
Con: Chiara Dal Pont, Lorena De March, Bianca Doriguzzi, Elia Luciani, Antonella Michielin
Costumi e accessori: Fina Lo Consulo
Tecnici audio e luci: Veniero Loris, Guido Beretta, Andrea Carazzai
Voci recitanti registrate di: Nicla Costa, Anna Gamba